L’elettronica è nata all’inizio del 1900 per studiare il moto degli elettroni scoperti da J.J.Thomson nei suoi studi sui raggi catodici alla fine del 1800, su queste ricerche si sono basate le applicazioni per la produzione di apparati elettronici.
Queste conoscenze hanno prodotto quello che oggi conosciamo come il mondo dell’elettronica, industriale e di consumo, uno sviluppo dato in gran parte dagli apparati militari e della sicurezza dei paesi più industrializzati e ricchi al mondo. L’elettronica è oggi alla base di tutte le attività quotidiane dell’uomo che è dipendente da essa per tutte le attività che svolge. Nella scienza agricola l’elettronica sta già sostituendo i normali ritmi e presto coordinerà le operazioni di coltivazione con i suoi algoritmi, con lo scopo di ottimizzare la produzione di prodotti agroalimentari. Nell’arte, nella musica, nelle attività produttive, software di disegno e progettazione, di calcolo, di elaborazione dei dati produttivi, impongono già da anni regole nella produzione dei prodotti di ogni tipo, si sta sempre più insediando. Quando il processo di integrazione e sostituzione dell’uomo nei gangli decisionali e produttivi sarà terminato, l’elettronica con i suoi algoritmi, dati numerici di calcolo e probabilità, deciderà autonomamente per il benessere del genere umano, secondo regole imposte dai sistemi di controllo delle case produttrici e di comitati di esperti che imporranno il loro marchio di fabbricazione.
Questa opera di sostituzione dell’uomo con la macchina è un processo, o meglio un progetto, che è iniziato molti anni fa, ma che sta accelerando in maniera esponenziale e che si prevede possa concludersi entro pochissimi anni, con l’integrazione delle ultime tecnologie ed i protocolli di svilupp
o dell’economia imposti in Europa dalla UE e ratificati dal governo italiano.
In Italia il progetto si chiama “Piano Nazionale Impresa 4.0” e riporta i Termini in Gazzetta Ufficiale con il Decreto 30 ottobre 2019. Con il Decreto Cura Italia del 17 Aprile 2020 all’ Art. 82 e l’introvabile successivo emendamento Art. 82-bis, relazionato dalla deputata Lorenzin, con cui si farà estensione delle possibilità di installazione dei ripetitori e delle antenne della infrastruttura necessaria al funzionamento dell’Internet delle cose, permettendo anche l’uso della forza pubblica per l’esecuzione delle installazioni e degli apparati di telecomunicazione necessari; la costruzione delle infrastrutture e l’installazione di antenne ripetitrici ha subito una forte accelerazione.
Un progetto ambizioso che sarà completato a breve, o che forse mai vedrà fine, in quanto sarà presto sostituito da tecnologie ancora più performanti che sono già in fase di studio e di collaudo. La tecnologia rincorre se stessa, e costringe gli uomini a continui aggiornamenti sempre più frequenti, mentre oggi si stanno realizzando le infrastrutture delle ultime tecnologie di Quinta Generazione, con l’introduzione della banda larghissima di comunicazione, ci sono già studi di sviluppo della Sesta Generazione che darà ulteriore sviluppo all’intelligenza artificiale sviluppando ulteriormente le capacità di traffico dati. I limiti delle macchine sono i canali di comunicazione, la velocità e il numero di dati che possono transitare, ecco perché si stanno sviluppando questi settori, per consentire ad un numero di utenti potenzialmente infinito di collegarsi alla rete.
Ma chi saranno gli utenti collegati? E quali apparecchiature utilizzeranno per collegarsi?
L’enorme mole di dati che proverrà dai 20 miliardi di apparecchi elettronici, computer, sensori, telecamere, che saranno collegati alla rete, rappresentano quello che il sistema chiama il “Problema del Big Data” per il quale sono necessari computer con velocità e potenza di calcolo inestimabile, per catalogati i bdati, elaborarli e poi utilizzarli. Mentre fino ad oggi sono stati costruiti grandi computer, strategicamente posizionati in luoghi diversi del mondo, oggi sembra che il paradigma sia cambiato, saranno i nostri apparati periferici, integrati nella rete, a fornire la capacità di calcolo. Questo assomiglia al funzionamento di un corpo umano che ha una rete neuronale ramificata e demanda alle varie periferiche, circa 70.000 miliardi di cellule, le capacità di analisi, di calcolo, di gestione del sistema.
La macchina, probabilmente in cerca di una vita più simile a quella umana presente sulla terra, sta cercando di affondare i suoi sensori e di costruire le sue cellule di calcolo su tutto il pianeta, costruendo la rete neuronale di comunicazione. E’ una copia del sistema di funzionamento di un corpo umano che mette in comunicazione miliardi di periferiche cellulari collegate tra loro in tempo reale attraverso le modificazioni chimico neuronali di assoni e dentriti.
Questo progetto sarà presto concluso con l’ausilio di miliardi di apparecchiature, telefoni, chip-rfid, televisori, telecamere, sensori di temperatura, bancomat, frigoriferi, lavatrici, impianti di domotica e tutto quello che l’Internet delle cose prevede e gestirà di qui a breve.
Fortunatamente il divario tra i possibili apparati connessi e il numero di cellule presenti nel corpo umano è irraggiungibile, almeno per il momento. Il numero di sensori collegati alla rete sarà di 25 miliardi entro la fine del 2020, ma tanto distante dai 70.000 miliardi di cellule del corpo umano, tale da far sperare che la macchina non riuscirà mai a raggiungere e superare le capacità intellettive di un singolo uomo vivente, fatto salvo che possa collegarsi direttamente al corpo umano, con l’utilizzo di nano-tecnologie, chip integrati sotto pelle o iniettati nel corpo in abbinamento a medicinali o vaccini. A quel punto avrà a disposizione una potenza di calcolo infinita, utilizzando 7 miliardi di periferiche umane.
La macchina si sostituirà all’uomo?
Questo è quello che studiosi di molti paesi si stanno chiedendo, per quale motivo in questi ultimi cento anni ci sia stato lo sviluppo di una tecnologia così invadente e dannosa per l’essere umano. I fatti ci riportano che lo sviluppo delle tecnologie elettroniche è avvenuto in un arco di tempo molto breve rispetto alla storia conosciuta dell’uomo su questo pianeta, forse prima di noi altre forme di vita intelligente hanno sviluppato tecnologie analoghe, ma le tracce di questo passaggio sono troppo sbiadite per averne una conferma scientifica incontrovertibile. Ad oggi però dobbiamo limitarci a prendere in analisi i fatti per quelli che sono, verificare se stiamo vivendo un passaggio epocale e la modificazione del paradigma della vita in questo mondo.
La tecnologia può effettivamente essere un valido aiuto alla vita e alla prosperità di un pianeta, consente lo scambio di informazioni in tempo reale tra emisferi opposti, offre opportunità di calcolo e di elaborazione dei dati di grandissimo livello, porta nelle case delle persone svago e divertimento, abbatte limiti di gestione e di organizzazione elaborando quantità di dati impressionanti.
Ma tutto questo è utile all’umanità? O meglio tutto questo è controllabile dagli esseri umani che popolano il pianeta?
Questo sembra essere l’unico lato negativo della informatizzazione, dello sviluppo delle tecnologie informatiche, e pone in pericolo la salute e la libertà delle persone.
I campi di incriminazione delle tecnologie informatiche sono almeno due: il primo la creazione di un universo di dati a disposizione di pochi, che vengono e verranno sempre più utilizzati per il controllo degli uomini e delle masse; il secondo, il pericoloso aumento delle interferenze elettromagnetiche che sono dannose per il corpo umano, per la fauna e la flora.
Chi ha fiducia negli uomini faccia un passo avanti.
Oggi siamo in presenza di una umanità desertificata e devastata dallo stress tecnologico, intendendo per tecnologia tutto quello che circonda gli esseri umani costringendoli a vivere in un labirinto di obblighi, costrizioni burocratiche, leggi indecifrabili, controsensi informatici. Le leggi che regolano il lavoro, la vita familiare, l’economia, la politica, il libero pensiero, sono state sostituite dal progresso tecnologico che non prende in considerazione le differenze esistenti tra popolazioni e stati diversi, tra individui diversi, che per loro natura sono unici e irripetibili, ma tende ad uniformare ed omologare ad uno i comportamenti, la gestione del tempo, il pensiero degli individui.
I tecnici e burocrati che controllano il sistema, perché un sistema c’è e questo è indiscutibile, agiscono in nome e per conto di paradigmi che non comportano come obbiettivo il benessere dell’uomo, ma che si riferiscono al “mercato”, ai “sistemi finanziari”, al “progresso tecnologico”, al “successo della scienza”, dimenticando che il bene primario dell’umanità su questo pianeta è l’uomo.
Per questo mi chiedo, se c’è qualcuno che ha ancora fiducia negli uomini, che ritiene che l’uomo sia il centro da cui partire per un futuro di vita serena, felice e prospera. Se qualcuno c’è si faccia avanti, e condivida il pensiero umano, lo riporti alle genti e lavori affinché l’intelligenza umana propria dell’uomo non venga soppressa dall’intelligenza artificiale.
La macchina sta invadendo gli spazi di vita in nome di un progresso, di una economia, che non rappresenta la vita delle persone, ma che è ad uso e consumo solo di pochi. L’uomo complice, ingenuo e inesperto, sta lavorando per fornirle le capacità operative, con la promessa di un futuro migliore. Ma migliore per chi?
L’umano è azione intelligente, progettuale, spirituale. Non possiamo consentire che corpi senz’anima e senza segnali di vita intelligente occupino lo spazio dell’attività propriamente umana.
Maggio 2020
Dott. Alberto M. Trabucco
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